Björk: il grande abbraccio con madre natura
Ida Sta A Mille! è come un mondo sotterraneo. È un continuo work in progress di sperimentazione che, attraverso l’esercizio del linguaggio e la forza dei disegni, mira a svelare i retroscena più nascosti dell’universo musicale di un artista. Quei segreti spesso omessi e a tratti “magici”, che si celano dietro il suo immaginario sonoro, nella continua commistione di suono, parole e immagini, letteratura, arte e cinema: trapiantando il tutto in un racconto “sui generis” che solo sporadicamente si rivela fittizio, surreale e onirico, perché depositario dell’esperienza stessa dell’artista in questione. Ida Sta A Mille! cambia spesso sembianze e contorni, vive di “allucinazioni concrete”, muta così come cambia il modo stesso di percepire la musica dal profondo. Siete dunque pronti a vivere questa “osservazione musicale” non convenzionale, assieme al suo nuovo alter ego Leandra, e a seguire le sue “fantasmagoriche” avventure?. Leandra accompagnerà il lettore attraverso luoghi misconosciuti e sonorità familiari, tra visioni sommerse, enigmi da svelare e confini tutti da scoprire.
In questa puntata, Leandra proverà a scardinare le sovrastrutture della poetica musicale di Björk per condurvi in un viaggio a stretto contatto con la natura, alla scoperta dello spirito primigenio che ci lega a essa, mediante il rapporto fra uomo e ambiente naturale. Una vibrante visione pagana e animista di luoghi (come l’Islanda emblema per eccellenza della natura stessa) tanto ostili quanto protettivi. Vere forze generatrici che, come l’arte, albergano in ognuno di noi. La stessa Björk ha affermato:
L’Islanda è un posto dove se hai bisogno di una casa, tu vai e te la costruisci. Se hai bisogno di cibo tu lo cacci o lo peschi. Simile all’arte: se hanno bisogno di una canzone gli islandesi, loro vanno e la scrivono. L’arte non è messa su un piedistallo in Islanda. E’ parte della vita.
A TU PER TU CON LA NATURA
Io guaderò fuori
Finché le mie cosce restano immerse
In fiori in preda alle fiamme
Io prenderò il sole in bocca
E balzo nell’aria matura
Viva con gli occhi chiusi
Per lanciarmi contro le tenebre
Tra le curve appisolate del mio corpo
Dovrebbero entrare delle dita
Maestre di morbidezza
Con la semplicità delle ragazze di mare
Completerò il mistero
Della mia carne?
Completerò il mistero
Della mia carne?
La mia carne.
(Sun in My Mouth / Vespertine – dalla poesia “Wade” di E.E. Cummings)
Durante il Solstizio d’Estate Leandra ascolta spesso Sun in My Mouth di Björk canticchiandone le strofe quasi come un mantra, quasi sino a farle entrare nella mente e poi tra le viscere fino agli angoli più bui del suo cuore. Mentre lo fa, stringe forte al petto un amuleto norreno inciso su una placca d’argento, il Draumstafir [1]: artefatto capace di consentire a chi lo possiede la possibilità di sognare ciò che si desidera. Un bisogno, quello di cadere tra le braccia di Morfeo, che Leandra sente spesso: quello di scoprire in sogno ciò che ancora non è riuscita a comprendere da sveglia e di abbandonarsi alle sterminate visioni di una natura che sa essere madre e matrigna al contempo. E ogni volta riesce subito a sprofondare in un sonno profondo e atavico.
Nell’ultima “scorribanda onirica”, Leandra viene catapultata in un luogo che sembra quasi trovarsi alla fine del mondo: tra geyser eruttanti, ghiacciai gocciolanti e i brusii di acqua calda sgorgante. Rimane esterrefatta dalla maestosità dello spettacolo naturale che appare dinnanzi ai suoi occhi e, quasi senza motivo alcuno, balenano nella sua mente le parole di One Day:
Un giorno succederà. Un giorno, un giorno, tutto diventerà reale. Un giorno, appena sarai pronti. Quando potrai superarlo, l’atmosfera si farà più luminosa e due soli saranno pronti a splendere solo per te [2]
La pace viene però frenata quando è il sogno stesso, in cui lei volutamente ha deciso di rimanere intrappolata, a catapultarla altrove, in un bosco dove un orso la insegue gridando: “Se ti avvicinerai mai a un umano e al comportamento umano sii pronto, sii pronto a rimanerne confuso. Non c’è assolutamente, assolutamente alcuna logica nel comportamento umano ma è lo stesso, così… così irresistibile”[3]. La paura così prende il sopravvento e Leandra comincia a correre, cercando di depistare l’orso fino a che inaspettatamente non si ritrova a vagare tra immense distese; lei, sola, contro gli elementi della natura. Durante il suo peregrinare, si imbatte in una caverna e incuriosita entra al suo interno. Immediatamente sovrastata da una miriade di rumori, la sua voce diventa onomatopeica, un’intermittenza che rievocaCover Me e Zing Boom[4] fuse insieme. Scorge un albero di betulla[5] che cresce tra gli anfratti rocciosi della caverna, intravedendo nell’ombra una donna vestita di bulbi luminosi che le sussurra qualcosa, mentre china su se stessa pianta bulbi nel terreno:
Il mio nome è Isobel, sposata con me stessa. Il mio amore è Isobel, vive per se stessa. In una torre di acciaio la Natura redige un accordo per far nascere un bellissimo inferno come me. [6]
Isobel ha tatuato sul braccio sinistro un simbolo, il Vegvísir[7], dice che le serve per non perdersi quando il tempo è così infausto da scagliarsi contro di lei. E proprio in quell’istante, mentre si siede accanto a Isobel, Leandra viene pervasa da una strana sensazione, come se la natura incontrollabile si fosse impossessata di lei, come se le forze prepotenti della stessa stessero attuando un meccanismo ancestrale sulla sua persona.
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[1] Secondo la tradizione norrena il Draumstafir, doveva essere inciso su una placca d’argento o su del cuoio bianco durante la notte del Solstizio d’estate. Questo simbolo serviva a permettere di sognare ciò che si desiderava. Anche Björk ha tatuato sul braccio un simbolo magico come questo, il Vegvísir, una specie di bussola che secondo la tradizione serviva per non perdersi durante il cattivo tempo. [2] Già dalle parole del brano One Day è possibile ravvisare i continui rimandi alla natura e a una visione in un certo senso “pagana” nella modalità di percepire il mondo. L’investigazione sulla natura sarà sempre cara dunque a Björk divenendo fondante album dopo album, a partire dall’album Glin-Gló (1990 – precedente al suo esordio da solista, contenente alcune peculiarità, oltre all’uso della lingua islandese, come il rito di passaggio, la relazione madre-figlia, gli elfi e i Trolls) passando per Homogenic, Vespertine sino ad arrivare a Volta e finendo con Biophilia, che indaga nel profondo le interconnessioni tra musica, tecnologia e natura. [3]Human Behaviour da Debut. Il video del brano, diretto da Michel Gondry, trae ispirazione dalla fiaba Riccioli d’oro e i tre orsi. La cantante è inseguita in un bosco da un orso. A un certo punto Björk vola fino alla luna, dove pianta la bandiera sovietica. Alla fine del video la cantante finirà mangiata dall’orso e rimarrà intrappolata all’interno del suo stomaco. Human Behaviour è la prima parte di un ciclo di canzoni che comprende Bachelorette, Isobel e Oceania. Al centro del brano la figura umana con tutta la sua imprevedibilità. [4]In Cover me i rumori sono stati catturati dal vivo proprio all’interno di una caverna in Islanda e mescolati ad altri strumenti come ad esempio l’arpa, e Zing Boom sfrutta le capacità onomatopeiche della voce. Entrambi i brani si trovano all’interno dell’album Post. [5]Björk in islandese significa betulla, nome dell’albero omonimo. Sembra quasi che sin dal suo nome ci sia un ancestrale richiamo alla natura e al culto naturalistico pagano e vicino alla stessa Björk come ha spesso dichiarato in più occasioni. [6] Isobel contenuta in Post, parla di una donna di nome Isobel (che più tardi Björk indetificherà con se stessa e il suo amante) che vive da sola ed è sposata con se stessa. Anche qui la connessione con la natura ravvisabile anche nella strofa: è papabile. Il surreale video musicale, girato in bianco e nero, è stato diretto da Michel Gondry e vede Björk che suona un piano ricoperto di tubi da cui fuoriesce acqua. Successivamente la cantante viene mostrata distesa lungo le sponde di un fiume con addosso un vestito pieno di bulbi luminosi. A un certo punto inizia a prendere i bulbi dal suo vestito e piantarli nel terreno. I bulbi iniziano a crescere producendo degli incubatori che contengono degli aeroplani giocattolo. Quando gli aeroplani diventano abbastanza grandi, rompono gli incubatori e volano via. Allo stesso tempo dal terreno nascono grattacieli. [7]Björk ha tatuato sul braccio un simbolo magico come questo, il Vegvísir, una specie di bussola che secondo la tradizione serviva per non perdersi durante il cattivo tempo.
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