C’era una volta un Seme…

C’era una volta un seme di Magnolia caduto sull’asfalto di una strada di città, il giardino rigoglioso in cui era nato distava pochi centimetri dalla strada, ma lui cadde un po’ più in là. Non si sa bene perché, non c’era nemmeno stato il vento in quei giorni; non c’era una spiegazione, successe così e basta.

Attraversando quella strada rimasi colpita da quella piccola perla rossa e la raccolsi, mi guardai in giro e scoprii che apparteneva alla rigogliosa Magnolia di quel giardino. Lo portai a casa con l’intenzione di dargli la possibilità di germogliare, non so perché io l’abbia fatto. Curare le piante non è il mio forte, eppure non ci ho pensato e l’ho portato a casa, avevo giusto un vaso vuoto.

Da quel po’ che ne so, di solito, i semi vanno tenuti in un luogo abbastanza in ombra, ma ho scoperto che i semi di Magnolia prediligono il sole diretto, ma in un ambiente caldo umido riprodotto mettendo il seme con acqua e terra dentro un sacchetto ben chiuso.

Così ho fatto, dopo essermi documentata ho seguito le istruzioni.

Tra 45 giorni scoprirò se il seme ce la farà o morirà.

La germogliatura ha delle regole, ma non uguali per tutti. Mi sono trovata spesso con un seme senza saper bene cosa farci, la maggior parte delle volte l’ho lasciato per terra perché non mi sentivo capace di prendermene cura. Non ci provavo nemmeno. Pensando che qualcuno di più adatto lo avrebbe raccolto e fatto germogliare, ma quel seme non era sulla mia strada per caso. Chi era in grado di occuparsene, se non io stessa?

So per certo che non tutti i semi germogliano, sono figlia di agricoltori e ho fatto esperienza di semi morti, la maggior parte delle volte era un seme che aveva aspettato troppo o, in alcuni casi, non abbastanza maturo per essere interrato.

Ci sono occasioni che vanno colte, e altre che hanno bisogno di pazienza, ma lasciare un seme per terra perché non ci si sente meritevoli o all’altezza della sua germogliatura è come rifiutare un dono; non un dono qualsiasi, perché se quel seme germoglierà sarà come far germogliare sé stessi, quel dono, quella occasione, è quella parte che deve nascere. Una parte che ha bisogno di essere curata, accettata e aiutata a germogliare…

Si dice che, nel linguaggio dei fiori, la Magnolia sia considerata un simbolo di dignità e perseveranza, ma anche di nobiltà e bellezza superba. Pare che i monaci buddisti della Cina centrale coltivassero la Magnolia denudata (detta anche Magnolia yulan) già dai tempi della dinastia T’ang (618-907A.D.) per piantarla intorno ai loro templi come simbolo di purezza e di apertura.

Buona germogliatura!

Enrica

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ENRICA ZERBIN, nata e cresciuta tra campagna, fiume e mare, dove ha scoperto la magia dei cicli lunari e appreso l’uso delle erbe medicamentose delle campagne, insieme agli antichi rituali legati alla Dea e agli elementi; eredità delle sue antenate.
Ricercatrice e studiosa di miti e leggende (con particolare interesse per l’antica saggezza nordica), della simbologia di varie culture, degli archetipi, del Sacro Femminile e della Grande Dea fino allo sciamanesimo.
Iniziata alle Rune tramite l’Elemento Acqua; aiuta con questo importante strumento a svolgere un profondo lavoro di lettura dell’ombra e delle memorie nascoste.

Nel dicembre del 2015 esordisce col suo primo romanzo, Tu Mi Hai Salvato La Vita, edito da Cinquemarzo: una storia sull’importanza degli avi e la saggezza degli anziani, dell’amore nato in circostanze impensabili e bizzarre sincronicità.
Nel 2019 esce il suo secondo libro, La Danza Del Seme Selvaggio, rocambolesco viaggio di due donne non più giovanissime che si trovano, loro malgrado, a dover stravolgere la loro vita e a lasciare la famigerata zona comfort.
Un iniziale dramma si trasforma, per Anthea e Miriam, in una straordinaria avventura tra i sentieri alpini, con la sola guida di una mappa disegnata da una misteriosa vecchia guaritrice.

Nelle sue opere al femminile, sottolinea l’importanza del viaggio, che sia mistico o fisico, per superare i limiti imposti da società e credenze sbagliate a cui la donna ha dovuto sottostare per secoli.

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