La Strega dell’Inverno: La Cailleach e il patto del ciclo eterno
Nelle terre velate di brume argentee, dove, la Cailleach regnava incontrastata. Ma chi era davvero la Cailleach?
Prima che la luce si separasse dalle tenebre, lei era madre e custode di ciò che nasce e di ciò che muore.
Il suo gelo non era castigo, ma compassione: un riposo necessario per la terra, una promessa di rigenerazione.
Era legata da un patto antico con la Dea della Fertilità Brighid, che sanciva il suo ruolo nel ciclo eterno della creazione e della distruzione.
Il suo manto, un intreccio di grigio e blu ghiaccio, avvolgeva le colline spoglie come un sudario di quiete. I suoi occhi, profondi e azzurri come laghi congelati, scrutavano il mondo con una saggezza remota e insondabile. Ogni passo lasciava cristalli di gelo, ogni respiro il soffio pungente dell’inverno. Era il silenzio incarnato, il battito sospeso prima del rinnovamento.
La Cailleach non camminava per crudeltà, ma per dovere. Il suo martello, pesante come il tempo, modellava il paesaggio, spaccava montagne e creava laghi che riflettevano il pallore del cielo d’inverno. Nei boschi addormentati, la neve brillava come polvere di stelle, mentre l’aria pizzicava la pelle, densa di aromi metallici e pungenti, un ricordo della terra dormiente sotto il gelo.
All’altro capo del ciclo, Brighid attendeva paziente. Dove la Cailleach era ombra e pietra, Brighid era fuoco e linfa vitale. La luce di Brighid non era aggressiva ma gentile, un bagliore dorato che accarezzava il mondo con promesse di fiori e campi rinverditi. I suoi capelli risplendevano come grano sotto il sole di giugno, e il suo sorriso era la dolcezza del primo tepore dopo il gelo.
L’ambiente della Cailleach era un mondo monocromo, un mosaico di bianchi, grigi e blu, maestosamente spoglio, dove ogni dettaglio urlava il silenzio e la forza della natura in letargo. Al contrario, il regno di Brighid evocava una tavolozza viva: il verde smeraldo dei prati che tornavano a respirare, il rosa tenue dei boccioli e l’oro vibrante dei raggi del sole che spezzavano la nebbia. Il mondo era trasformato dalla loro danza eterna, due anime intrecciate in una coreografia di luce e ombra.
Con l’avvicinarsi di Yule, la Cailleach si trovava su una vetta innevata, avvolta nel suo plaid pesante. Sapeva che il suo tempo stava per finire, eppure non c’era rancore nel suo cuore. “Il mio compito non è essere amata,” pensò, osservando le pianure sottostanti. “Ma necessaria.” L’aria intorno a lei tremava, gelida e viva, carica di quell’energia indefinibile che segna i momenti di passaggio.
Yule era il momento in cui il suo gelo più intenso si scontrava con la prima scintilla del fuoco di Brighid. Non era una battaglia nel senso umano, ma un dialogo antico quanto le stelle. Mentre il fuoco dei villaggi brillava contro la notte, lei percepiva le preghiere e i canti. Alcuni la invocavano, chiedendo protezione dalle bufere. Altri le offrivano rispetto, riconoscendo il suo ruolo nella trama del cosmo.
La Cailleach, con il suo martello stretto tra le mani, chiuse gli occhi. Sentiva la terra sotto di sé, il cuore pulsante del mondo che riposava nel suo gelo. “Non c’è rinascita senza riposo,” mormorò al vento, e il vento portò il suo messaggio lontano, attraverso valli e colline.
Nel cuore della notte, la Cailleach incontrò Brighid sulla soglia dell’alba. Non c’erano parole, solo uno scambio silenzioso. Il gelo iniziò a ritirarsi, ma non tutto insieme. La luce cresceva piano, come un respiro che si fa più profondo. La Cailleach, con un ultimo sguardo alle sue terre, si ritirò verso le cime, lasciando spazio a ciò che doveva venire.
Eppure, mentre il mondo accoglieva la promessa della primavera, nelle profondità delle montagne la Cailleach attendeva.
Perché l’inverno non muore mai del tutto, ma riposa, pronto a tornare quando il ciclo lo richiederà.
Carla
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Carla Babudri ha inizialmente studiato le Astrologiche Classiche e in seguito approfondito la corrente umanistica/psicologica integrando gli studi legati al Karma. Nel 2004 decide di studiare astrologia e ad approfondire argomenti spirituali indirizzandosi verso il Culto della Dea creando l’Arche – astrologia che la vede coinvolta in una ricerca di consapevolezza sempre più profonda, diventando cosi un counselor Astrologico, centrato sul mondo della Psicologia degli archetipi. Nel 2008 completa gli studi di Astrologia Karmica con il Maestro Karun, maestro italo/indiano di astrologia Indiana, astrologia tibetana. Nel 2009 incomincia la sua ricerca su Ofiuco e inizia il suo libro sul tredicesimo segno. Nel 2010 diventa operatore di Theta Healing; Nel 2010 intraprende i suoi studi nel mondo Tantrico/Taoistico, accedendo cosi ai sacri misteri del Sacro Femminile- Sacro Maschile Nel 2017 crea e fonda il “Tempio di Jada“, una visione nuova sul sacro femminile e sacro maschile, tutto ripreso dagli studi e dalla esperienza con il mondo taoistico/tantrico. Ha pubblicato due libri di poesie incentrate sul percorso di crescita individuale e la scoperta del sé. Amante della fotografia. Ha scritto articoli per la rivista L’iniziazione e per diversi blog. MAGGIORI INFO: www.storiadiunapoesia.it
Conduce gruppi di meditazioni e visualizzazioni guidate verso il potenziale Femminile e armonizzazione con i cicli naturali di Madre Terra, seguendo la corrente filosofica della “Cammino della Dea”.