La Triade Perfetta

C’è un momento che non ha età e non è quantificabile in anni, mesi o settimane, in cui la donna comprende di poter penzolare a testa in giù nell’oltretomba. L’unica cosa che le impedisce di cadere è una corda che la tiene nel “mondo di sopra” per un piede.

Nella mitologia nordica Odino compie questo sacrificio per ricevere in cambio le Rune, il mezzo che permetterà agli uomini di comunicare con gli Dei.

È un processo importantissimo e la donna deve rimanere in entrambi i mondi, per rendersi conto che appartiene a tutti e due. Camminare troppo a lungo nel mondo di sopra, nel mondo della cosiddetta realtà, creerebbe un inaridimento delle potenzialità, dei talenti e dell’intuito.

Ugualmente, se rimanesse troppo a lungo a vagare nel mondo infero perderebbe la capacità di concretizzare questi doni. Serve sempre una corda, un filo, le briciole lasciate indietro o dei sassolini, che ci aiutino a ritrovare la strada per poter vagare tra i due mondi.

L’arcano numero 12 dei tarocchi, l’Appeso, simboleggia questo importante momento, e cioè saper rimanere appesi tra due dimensioni.

I piedi sono nel cielo e la testa nella terra, simbolicamente che cosa può voler dire?
È risaputo che la mente filtra l’intuito spulciando nell’archivio delle esperienze passate, quindi, per ricevere senza filtri abbiamo bisogno della nostra parte più istintuale, più legata alla terra, e sono i piedi. I quali poggiano fin dalla nostra nascita su questo Elemento e ne sentono ogni tremore e borbottio.

Potrebbe essere una delle ragioni simboliche di questo arcano, L’ Appeso. Il tal personaggio riceve dall’alto le informazioni attraverso il suo lato istintuale, e viene lasciato alla Terra il compito di connettere l’intuito all’importante filtro-canale della psiche.

Oltre, naturalmente, alla sua accezione che lo vuole a testa in giù per permettergli di vedere le cose da un’altra prospettiva, ben confacente con quanto scritto sopra.

“E così, vaghiamo domandandoci, per la verità,
mormorando fra noi:
sono di questo mondo o dell’altro?
E rispondendo: di tutte e due. […]
Ne risulterà una comprensione profonda e completa
del tempo trascorso nelle selve sotterranee.”

Clarissa Pinkola Estés

La Triplice Dea

Ho trovato pace nel lungo vagare tra un mondo e l’altro quando ho capito che non dovevo scegliere, che non c’era niente da scegliere.
Nel quotidiano ci viene spesso intimato di fare questa scelta, di essere cioè Streghe o donne “concrete”, e questo crea un fortissimo disagio. Non possiamo essere solo Streghe e non possiamo essere solo donne “concrete” perché in entrambi i casi saremo impoverite, scisse e recise.

Per molti anni sono saltata da un mondo all’altro provando sempre disagio e mancanza. Questo malessere induce molte donne a smettere di frequentare l’occulto, l’esoterico, costringendosi a una vita a metà per essere socialmente accettata, sia nei rapporti interpersonali, sia nel mondo del lavoro.
Difficilmente qualcuno ci insegnerà che possiamo essere entrambe queste donne, lo dovremo capire da sole, dovremo compiere continui salti nella nostra dualità, fino a sentirci affaticate, senza forze, e sarà sempre più difficile, finché saremo costrette a fare la scelta più conveniente è accettabile.

La bella notizia è che non c’è nulla da scegliere, lo ribadisco e lo sottoscrivo, non dobbiamo scegliere perché possiamo essere in entrambi i mondi, possiamo essere streghe e donne concrete nello stesso momento e non solo, la rappresentazione triplice della Dea è un invito a comprendere che questa dualità serve a far nascere una terza donna che rappresenta l’inizio di una nuova vita.

La vecchia e la donna feconda danno alla luce la giovane, la nuova se stessa. Femminile occulto, oscuro e progettuale, insieme al femminile manifesto e costruttore, partorisce la donna nuova, che contiene entrambe.

Non esiste la separazione è tutta una grande presa per i fondelli, non c’è niente da scegliere c’è solo da essere presenti nella nostra esistenza.
Siamo Donne, la triade perfetta in continuo mutamento.

Enrica

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Il Fuoco di Berkana

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ENRICA ZERBIN, nata e cresciuta tra campagna, fiume e mare, dove ha scoperto la magia dei cicli lunari e appreso l’uso delle erbe medicamentose delle campagne, insieme agli antichi rituali legati alla Dea e agli elementi; eredità delle sue antenate.
Ricercatrice e studiosa di miti e leggende (con particolare interesse per l’antica saggezza nordica), della simbologia di varie culture, degli archetipi, del Sacro Femminile e della Grande Dea fino allo sciamanesimo.
Iniziata alle Rune tramite l’Elemento Acqua; aiuta con questo importante strumento a svolgere un profondo lavoro di lettura dell’ombra e delle memorie nascoste.

Nel dicembre del 2015 esordisce col suo primo romanzo, Tu Mi Hai Salvato La Vita, edito da Cinquemarzo: una storia sull’importanza degli avi e la saggezza degli anziani, dell’amore nato in circostanze impensabili e bizzarre sincronicità.
Nel 2019 esce il suo secondo libro, La Danza Del Seme Selvaggio, rocambolesco viaggio di due donne non più giovanissime che si trovano, loro malgrado, a dover stravolgere la loro vita e a lasciare la famigerata zona comfort.
Un iniziale dramma si trasforma, per Anthea e Miriam, in una straordinaria avventura tra i sentieri alpini, con la sola guida di una mappa disegnata da una misteriosa vecchia guaritrice.

Nelle sue opere al femminile, sottolinea l’importanza del viaggio, che sia mistico o fisico, per superare i limiti imposti da società e credenze sbagliate a cui la donna ha dovuto sottostare per secoli.

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