Tu non sei la strada dell’esperienza ma l’individuo che la percorre…
Tu non sei la strada ma l’individuo che la percorre, e aggiungo: non sei nemmeno l’individuo che la percorre ma sei l’osservatore di quell’individuo che percorre la strada.
C’è abbastanza materiale per impazzire, vero?
Quando ho sentito questa frase mi è sembrata così ovvia e inconfutabile, eppure un momento dopo l’avevo già persa per la strada, appunto, perché non può essere catalogata dalla mente in nessuna forma, e a causa di questo si disperde.
Tuttavia, la bella notizia è che in noi, in un luogo diverso dalla mente, questa consapevolezza è già presente come un ricordo di decenni addietro che ogni tanto riaffiora, anche se appare un po’ sbiadito, e quando ci viene ricordato sentiamo quella sorta di dejà vu incomprensibilmente familiare.
In questo periodo mi sto chiedendo a cosa serva questa benedetta esperienza, o la strada come l’ho chiamata poc’anzi, tempo fa avrei detto che servisse per comprendere le lezioni della vita, come una sorta di scuola esistenziale, dove ci sono delle graduatorie a seconda delle varie esperienze.
Oggi non credo più che sia così, credo invece che, grazie all’esperienza, acquisiamo la possibilità di provare compassione verso noi stessi, e riuscendo a provare compassione verso il pellegrino che impersoniamo, impariamo anche a lasciare andare l’idea di una meta, di una performance, e semplicemente rallentiamo il passo, smettiamo di credere di dover apprendere, di dover avere, di dover essere… al contrario, ci riposiamo un attimo e cerchiamo il silenzio.
Questa meravigliosa compassione, che sentiamo affiorare da questo luogo di calma, ci permette di sentire compassione anche verso le persone che abbiamo incontrato lungo questa strada, partendo dai genitori fino ad arrivare a tutte le persone che abbiamo conosciuto. Ognuno di loro stava facendo esperienza, forse alcuni di loro ci hanno ferito, ma chi hanno ferito?
Dal punto d’osservazione della compassione, non importa più, manifestavano semplicemente la ferita della loro esperienza. E hanno permesso a noi di vedere la nostra, così da togliere gli strati protettivi nei quali la mente l’aveva avvolta. Se non c’è una ferita non c’è niente da proteggere e la mente non interviene, non fa una piega.
La mia insegnante mi ha fatto questo esempio: “la mente non è cattiva, è come una madre iperprotettiva che ci tiene al sicuro, per quanto sia dannosa la sua protezione eccessiva, non è nostra nemica, ciò che possiamo fare è: non dare peso alle sue paure e rincuorarla con pazienza dimostrandole che sappiamo cavarcela alla grande, e piano piano ci lascerà uscire da sotto la sua gonna, strato dopo strato”.
Sono concetti astratti, me ne rendo conto, però se riuscissimo a vedere questi meccanismi sarebbe davvero come respirare aria pura a pieni polmoni.
In breve: se provo compassione per me stessa, diventa facile provare compassione anche per chi incontro. Ecco che scompare il biasimo, la lotta, la partita a scacchi interminabile tra la ragione e il torto, il giudizio, e ogni peso emotivo del bisogno di essere visti, riconosciuti, amati. La senti la leggerezza? Inspira a pieni polmoni, non ti sembra di poter respirare meglio?
Se mi incontri sulle strade dell’esperienza ricordati che le mie gambe sono stanche quanto le tue, avremo compassione per il nostro passo trascinato e l’umore cupo l’uno dell’altro?
Io penso proprio di sì, forse ci siederemo a terra con un sospiro e ci prenderemo una pausa, io porto il caffè…
Con amore
Lagan Enrica
di Scrittura Senza Censura
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Il Fuoco di Berkana
ENRICA ZERBIN, nata e cresciuta tra campagna, fiume e mare, dove ha scoperto la magia dei cicli lunari e appreso l’uso delle erbe medicamentose delle campagne, insieme agli antichi rituali legati alla Dea e agli elementi; eredità delle sue antenate. Nel dicembre del 2015 esordisce col suo primo romanzo, Tu Mi Hai Salvato La Vita, edito da Cinquemarzo: una storia sull’importanza degli avi e la saggezza degli anziani, dell’amore nato in circostanze impensabili e bizzarre sincronicità. Nelle sue opere al femminile, sottolinea l’importanza del viaggio, che sia mistico o fisico, per superare i limiti imposti da società e credenze sbagliate a cui la donna ha dovuto sottostare per secoli. Segui il mio BLOG
Ricercatrice e studiosa di miti e leggende (con particolare interesse per l’antica saggezza nordica), della simbologia di varie culture, degli archetipi, del Sacro Femminile e della Grande Dea fino allo sciamanesimo.
Iniziata alle Rune tramite l’Elemento Acqua; aiuta con questo importante strumento a svolgere un profondo lavoro di lettura dell’ombra e delle memorie nascoste.
Nel 2019 esce il suo secondo libro, La Danza Del Seme Selvaggio, rocambolesco viaggio di due donne non più giovanissime che si trovano, loro malgrado, a dover stravolgere la loro vita e a lasciare la famigerata zona comfort.
Un iniziale dramma si trasforma, per Anthea e Miriam, in una straordinaria avventura tra i sentieri alpini, con la sola guida di una mappa disegnata da una misteriosa vecchia guaritrice.
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